Prato della Valle

Il Prato della Valle è la più grande piazza della città di Padova e tra le più grandi d’Italia e d’Europa con una superficie di 88620 m².

La configurazione attuale risale alla fine del XVIII secolo ed è caratterizzata da un’isola ellittica centrale, chiamata isola Memmia (20.000 m² circa), circondata da una canaletta sulle cui sponde si trova un doppio anello di statue, con una circonferenza esterna di 1450 metri.

In periodo romano ed altomedievale l’area era nota come Campo di Marte o Campo Marzio perché destinata, tra le altre funzioni, a luogo di riunioni militari. Successivamente l’area fu indicata sia come “Valle del Mercato”, per i mercati e le fiere stagionali che qui avevano sede, sia come “Prato di Santa Giustina” in relazione alla presenza dell’omonima chiesa. Il toponimo “Prato della Valle” (Pratum Vallis) è riscontrato per la prima volta nel XII secolo.
Il termine Pratum veniva usato, in età medievale, per indicare un ampio spazio destinato ad usi commerciali che spesso, se non lastricato, poteva anche ricoprirsi d’erba. Esso va inteso quindi soprattutto come indicativo di una funzione prevalente dell’area più che di una effettiva copertura erbosa.
Il termine Valle sta a significare “bassura” e “luogo paludoso”. Esso deriva dalla conformazione dell’area lievemente concava e soggetta ad allagamenti e successivi impaludamenti del terreno fino alla fine del XVIII secolo.
In periodo sabaudo l’area fu ufficialmente intitolata Piazza Vittorio Emanuele II pur continuando ad essere chiamata, nell’uso comune, con il toponimo storico di Prato della Valle. (…)

L’area di Prato della Valle è stata oggetto di un complesso intervento di recupero a partire dai primi anni novanta.
Tale recupero ha riguardato sia l’aspetto fisico dell’area che quello sociale-funzionale. Progressive limitazioni alle auto hanno eliminato quasi totalmente le aree di parcheggio usate fuori dall’isola Memmia. Un nuovo assetto della vegetazione dell’isola ha consentito all’area di essere utilizzata da un grande numero di giovani, soprattutto nei mesi estivi come luogo di ritrovo per studiare all’aperto o prendere il sole. L’aumento dell’illuminazione pubblica ha permesso anche l’uso serale, soprattutto d’estate, quando l’isola è gremita di ragazzi tra i quali spesso si formano veri e propri gruppi che intrattengono la gente con musica o piccole recite improvvisate. Da alcuni anni, l’esterno dell’isola, essendo asfaltato, è spesso utilizzato da pattinatori; in alcune occasioni si svolgono vere e proprie gare di pattinaggio professionistico.

Il Prato mantiene, ovviamente, anche le sue funzioni storiche di luogo di commercio e di spettacolo. Ogni sabato vi si svolge il mercato tradizionale di Padova con oltre 160 banchi e ogni terza domenica del mese il mercatino dell’antiquariato. Dall’autunno 2007 alcuni banchi del quotidiano mercato di frutta e verdura delle piazze attorno al Palazzo della Ragione sono stati trasferiti in Prato.
Più volte l’anno il Prato ospita concerti (varie volte vi ha fatto tappa il Festivalbar) con decine di migliaia di spettatori. Anche il gruppo storico dei Pooh, in occasione del quarantennale vi ha fatto tappa nel 2006 con ben più di 120000 spettatori. Ogni capodanno e ferragosto vengono organizzate in Prato feste con musica e fuochi artificiali; particolarmente apprezzati quelli ferragostani che registrano spettatori da tutto il Veneto. In occasione dei grandi eventi sportivi, come i Mondiali di calcio, vengono allestiti maxischermi per seguire gli eventi. La piazza è anche sede tradizionale dei festeggiamenti in caso di vittorie calcistiche delle squadre italiane.
Il lato sud della piazza, alle spalle dell’edificio del ex-foro boario, sarà interessato a breve da un progetto di trasformazione e riqualificazione (cosiddetto Progetto Crotti). Esso prevede il restauro della facciata dell’ex foro boario, la realizzazione di un parcheggio sotterraneo alle spalle dell’edificio stesso nell’area già oggi dedicata a parcheggio a raso. L’abbattimento delle tribune dello Stadio Appiani sul lato est e la sostituzione con una più piccola struttura in legno mantenendo la funzione sportiva del campo. È prevista la copertura del velodromo Monti.

Le statue sono attualmente 78 (40 lungo l’anello esterno e 38 lungo quello interno), ma secondo il disegno originario avrebbero dovuto essere 88. La disposizione odierna deriva principalmente dalla distruzione di sei statue raffiguranti dogi veneziani abbattute dall’esercito napoleonico nel 1797; in seguito a questo episodio vi fu un riposizionamento di diverse statue e soprattutto la collocazione sui piedistalli dei ponti est ed ovest (originariamente anch’essi pensati per statue) degli attuali obelischi prima collocati lungo i quattro viali interni dell’isola. I due piedistalli interni del ponte nord sono tuttora privi di statua.
Un preciso regolamento (emanato dalla Presidenza del Prato il 10 febbraio 1776) fissò le norme per la realizzazione delle statue: non potevano essere ritratte persone in vita, non potevano essere ritratti santi (ad essi erano riservati gli altari delle chiese) e tutti i personaggi ritratti dovevano avere avuto un legame con la città. Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di professori universitari, artisti, condottieri o ex governanti della città. La prima statua realizzata fu nel 1775, per prova, una statua di Cicerone, che fu velocemente rimossa per l’assenza di legame tra il personaggio e Padova; fu sostituita con l’attuale statua di Antenore offerta alla città dallo stesso Andrea Memmo. L’ultima delle statue originali fu quella di Francesco Luigi Fanzago collocata nel 1838. In seguito, nel corso dell’Ottocento, fu rifatta la statua di Antonio Savonarola perché eccessivamente deteriorata ed infine, nel 1963, per esigenze di conservazione è stata sostituita con copia (opera di Luigi Strazzabosco) l’unica statua eseguita da Antonio Canova e rappresentante Giovanni Poleni. Le statue raffigurano tutte personalità maschili; l’unica eccezione è quella del busto della poetessa Gaspara Stampa collocato ai piedi della statua dedicata ad Andrea Briosco. I piedistalli e le statue sono realizzati in pietra di Vicenza, un calcare tenero cavato in diverse località dei Colli Berici. Esso si presta molto bene all’uso in scultura per la sua facile scolpibilità, ma presenta di contro un facile deterioramento. Diversi interventi di restauro e conservazione sono stati operati sulle statue dalla fine dell’Ottocento[15]. L’ultimo esteso intervento sulle statue risale ai primi anni novanta del XX secolo[16].
Le statue furono fondamentali per la trasformazione del Prato non solo visivamente ma anche finanziariamente. Infatti furono pagate da singoli cittadini o gruppi previo il versamento di una somma che poteva variare tra i 135 e i 150 zecchini e che servì sia al costo vivo della statua sia come contributo ai lavori generali del Prato. La somma poteva anche essere versata in due o tre anni di tempo. (Fonte: wikipedia)

Sito Prato della Valle >>>